Cinema

Un docufilm su Vincenzo Rippo, il poeta dimenticato

Un docufilm su Vincenzo Rippo, il poeta dimenticato

In "Lettere a Francesca" il regista Stefano Alleva ricostruisce la vita brevissima del poeta napoletano, riscoperto dal critico Francesco De Piscopo a 50 anni dalla morte.

Un docufilm su Vincenzo Maria Rippo, un poeta rivoluzionario ma delicato e sensibile nell’Italia rampante degli anni 60, morto di leucemia fulminante ad appena 23 anni. 

Lettere a Francesca sarà presentato alle 11 di domenica 2 gennaio al cinema Sala Frau di Spoleto. La regia è di Stefano Alleva, che ha firmato molti episodi di serie tv di successo come La Squadra, Un medico in famiglia, Elisa di Rivombrosa, Un posto al sole.
 

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"Vincenzo Maria Rippo è stato un personaggio eccezionale, anche se la sua vita è stata decisamente breve – spiega Stefano Alleva - Apparteneva a una famiglia colta di origine napoletana. Si trasferirono in Umbria quando Vincenzo era adolescente. Rippo ha frequentato il liceo classico a Spoleto, poi ha iniziato l’università a Perugia: ma la leucemia lo ha ucciso prima che potesse finire gli studi. Eppure in così pochi anni è stato poeta, scrittore, musicista e anche pittore".

Lettere a un'amica mai vista

Vincenzo Maria Rippo è finito nel dimenticatoio per decenni. A riscoprirlo è stato Francesco De Piscopo, critico letterario e professore dell’università Federico II di Napoli, molto attento alla riscoperta di talenti dimenticati. E’ stato De Piscopo a darsi da fare per pubblicare Lettere a Francesca. Sono lettere-poesie che Rippo indirizzò dal 1965 al '70 a una giovane amica che non conosceva di persona: aveva trovato il suo nome e indirizzo su un giornale.


“L'edizione completa del carteggio – recita una nota della casa editrice - reca un contributo fondamentale per lo studio di un poeta su cui si sta sempre più concentrando l'attenzione della critica. E la prima volta, infatti, che Rippo si confessa in prima persona, oltre il velo della poesia e della vasta produzione critica. 
La complice atmosfera di dialogo e di racconto, che egli instaura con la problematica Francesca, favorisce la proiezione della sua breve, ma intensa, esperienza sullo schermo inquieto di quegli anni sessanta, dominati dalla effervescente contestazione giovanile”. Dopo la morte era stato istituito un premio nazionale di poesia legato ai giovani: ma dopo tre edizioni è finito nel dimenticatoio anche quello. Ora si sta cercando di organizzarlo nuovamente.

Docufilm su un giovane straordinario

“A contattarmi per realizzare questo documentarioprosegue Stefano Alleva – è stata Giuliana, la sorella di Vincenzo Rippo, che ancora abita a Spoleto. Mi ha cercato nel 2020, anno in cui cadeva il cinquantesimo anniversario della scomparsa. Ma il Covid ha rallentato la realizzazione. Dalla ricerca su Vincenzo è uscito il quadro di un giovane molto tormentato spiritualmente, alla costante ricerca interiore: dopo un percorso di approfondimento del Francescanesimo, alla fine degli anni 60 era diventato musulmano. Una cosa che in quegli anni era decisamente eccezionale. Nel documentario abbiamo intervistato anche  l’Imam delle Marche, che guidò Vincenzo in questo suo percorso”. 

L’opera di Rippo è considerata “una clamorosa rivelazione poetica e un autentico caso letterario”.